La fissione
nucleare consiste nella rottura del nucleo di un elemento in due nuclei di
elementi più leggeri. Questa reazione interessa prevalentemente elementi con numero di massa superiore a 100, ma è molto più facilmente osservabile in quelli aventi una massa intorno al valore di 230. I prodotti di fissione derivanti da questi elementi, infatti, possiedono una massa totale leggermente inferiore a quella del nucleo di partenza; questa differenza di massa è la causa dell'energia prodotta nella reazione perché la massa "persa" si trasforma in energia, secondo l'equazione di Einstein E = mc2. La fissione, in genere, avviene a causa della cattura di un neutrone da parte del nucleo di un elemento pesante, più facilmente da parte di un isotopo di un elemento stabile. Negli elementi chimici, il rapporto tra protoni e neutroni cresce con l'aumentare del numero atomico, partendo da un valore di 1 per l'idrogeno; questo causa instabilità negli elementi pesanti e, in maniera maggiore, nei loro isotopi, visto che entrambi possiedono energie di legame molto basse. Basta, quindi, che un nucleo di tali elementi catturi un neutrone perché l'energia rilasciata dal "riassestamento" dei nucleoni ecceda l'energia di legame. A questo punto, il nucleo acquista un'anomala forma allungata e, nel giro di qualche frazione di secondo (meno di 10-12 s), il nucleo si divide in due nuclei instabili a numero atomico notevolmente più basso, emettendo, inoltre, alcuni neutroni (in media 2 o 3) ed energia sotto forma di radiazioni elettromagnetiche. La scoperta della fissione nucleare risale al 1939, quando dei chimici tedeschi, Otto Hahn e Fritz Strassmann(prendendo spunto dagli esperimenti di Fermi del 1934), riuscirono a dividere un nucleo di uranio in due parti pressoché uguali tramite bombardamento con neutroni, in seguito fu la fisica austriaca Lise Meitner che spiegò il processo della fissione nucleare. ![]() |