La necessità e la
metodologia di smaltimento di un modulo, pannello solare e dei suoi
componenti devono essere ben chiari: studi sulla tecnologia del
fotovoltaico informano che la vita di un pannello varia dai 50 ai
100 anni, ma quando si parla di entrata in esercizio, il suo ciclo di
vita si esaurisce in 20-25 anni.
E' proprio in questo sfondo
che è necessario valutare l'impatto ambientale della materia
costruttiva dei pannelli e della loro composizione, costituita da più
strati, tra i quali, un vetro temprato, le celle fotovoltaiche,
costituite da due substrati di materiale sintetico saldate e tenute
insieme da un processo di laminazione, una pellicola PVF e una cornice
in metallo anodizzato. A questi componenti devono essere aggiunti la
scatola di giunzione e i cavi.
Non dimentichiamo, inoltre,
che le celle dei moduli cristallini sono costituite da silicio, che non
perde le proprietà di assorbimento dell'irraggiamento solare, e per
questo i pannelli possono essere riciclati e riutilizzati, a eccezione
dei pannelli in Film sottile, che contengono una percentuale di silicio
molto basso. Questi vengono solamente separati dai componenti in
metallo o dal cablaggio in rame, altro materiale totalmente riciclabile
e riutilizzabile in nuovi moduli.
Un pannello
fotovoltaico è costituito, dunque, da più materiali che necessitano di
un'opera di bonifica e smaltimento differente e ciò implica un processo
preventivo di separazione di ogni tipologia di materiale. Il silicio,
per esempio, non è un materiale nocivo per la salute dell'uomo o
dell'ambiente, ma all'interno del modulo sono presenti altre sostanze
come il telluro di cadmio, un materiale dannoso, ancora utilizzato in
alcune tecnologie, e per la quale la ricerca investe nel trovare una
sostanza alternativa da impiegare nei processi di lavorazione in cui è
necessario.
CHE COSA DICE LA NUOVA NORMATIVA IN MATERIA DI SMALTIMENTO E RICICLO?
QUANTO COSTA LO SMALTIMENTO DEI PANNELLI SOLARI?